Mostra Collettiva negli Spazi di STUDIO LUCE PANDOLFI, Firenze

Martedì 24 ottobre negli spazi a Sesto Fiorentino, dello Studio Luce Marini Pandolfi Spa, è stata inaugurata la mostra “Uguale Emmecidue” a cura di Rosanna Tempestini Frizzi- La Corte Arte Contemporanea Firenze – in collaborazione con I Guzzini  Illuminazione e la Fondazione Architetti di Firenze che ci hanno presentato interessanti novità soffermandosi anche sul settore delle luci museali. I lavori delle nove artiste presenti sono stati ampiamente introdotti e commentati da Giuseppe Manfridi e Tomaso Montanari con interessanti paragoni e citazioni riguardo all’uso e all’importanza della luce nei lavori teatrali e nelle arti visive di tutti i tempi. Un ‘fil rouge’ che si snoda all’interno dello Studio come un vivace serpente luminoso, guida i visitatori nei due ampi spazi, uno rivestito di pannelli neri ed uno tutto bianco in cui sono esposte le opere pittoriche, grafiche e fotografiche affiancate da un video e da una piccola scultura luminosa in porcellana finissima. Sguardi al femminile colti, raffinati, intriganti: i sogni, i ricordi, i pensieri si rincorrono interrotti da alcune visioni di oggetti reali trasfigurati dalla luce, a costituire una pausa statica nello scorrere dinamico delle molteplici sensazioni. ‘Contaminazioni tra arte e luce’, come recita il sottotitolo della mostra, ci guidano in un mondo apparentemente fragile ed effimero, ma ricco di vitalità ed energia creativa. Stefania Balestri ci presenta il video “Ondine” che, come scrive la stessa artista, si ispira ad una scoperta del settembre  2015, in cui furono registrate in America e in Italia le onde gravitazionali; lo spazio dell’Universo venne descritto come un lenzuolo che si increspava in modo dinamico. Nel video di Stefania, delicate pieghe percorse da tenui sfumature, si muovono e si rincorrono in un modo estremamente soffuso. Erica Briani Pereyra ci presenta quattro pannelli realizzati in tecnica mista con interventi a collage e con l’uso di acquerelli, matite e inchiostri, tratti dal testo “ Ahi corpo crudele” di Giuseppe Manfridi, riuniti sotto il titolo “ Serie di spettacoli disegnati – I paesaggi inattesi”. Grazie alla costruzione di prospettive architettoniche rigorose, vengono ricreati stanze e corridoi di un anonimo albergo, popolati da sagome in controluce di fantasmatici personaggi maschili e femminili, ‘… a disegnare la vita con le ombre e la sua luce… ‘ (E.B.P.) Lucia Damerino nel recente lavoro “ Memorie d’infanzia, i pomodori pelati in estate”, va scandagliando il suo mondo interiore alla ricerca di ricordi lontani,  proponendoci due fotografie con un’immagine femminile immersa nell’acqua su cui galleggiano le rosse macchie dei pomodori. Le chiare e leggere vesti aderiscono elegantemente al corpo bagnato della fanciulla dominato dai toni del giallo e dell’arancio, a evocare calde estati di tempi passati. Elisabetta Falqui con la sua opera fotografica “Luce”, composta da un dittico di stampe digitali, rivolge il suo obiettivo verso due eleganti candelabri, di cui uno emana luce dalle sue fiammelle, mentre l’altro è del tutto spento, percorso solamente da un sottilissimo filo di fumo, a sottolineare con sapienza e raffinatezza il contrasto tra la luce e il buio che costituiscono l’essenza della fotografia. Federica Gonnelli  con “Tesi – Tra le attese (Ipotesi di Dialogo)” ci presenta un interessante assemblaggio costituito da un elemento in acciaio placcato palladio collocato in una teca trasparente sopra un morbido guanciale bianco, in colloquio con una doppia immagine fotografica rielaborata e stampata su tessuto di organza applicato su supporti di legno e ferro; una cuffia con audio mp3 completa il complesso lavoro denso di significati che ruotano intorno al concetto di ‘attesa’. In estrema sintesi, come scrive l’artista, un lavoro ‘… sull’energia e la capacità di sintetizzare in un’opera un mondo di pensieri e di sensibilità’. Lucy Jochamowitz è affascinata dal tema del cosiddetto “home coming”, visto come il ritorno nella propria casa dopo molteplici viaggi che possono durare anche tutta una vita, come sostiene l’artista peruviana. La casetta realizzata in porcellana e illuminata dall’interno appare in tutta la sua fragilità, ma sa imporsi con il suo alone di luce che rassicura ed è di conforto. Ai piedi del parallelepipedo nero su cui appoggia il piccolo edificio, è appoggiata una scaletta che non riesce a raggiungere la casa perché il viaggio e le strade da percorrere sono ancora lunghe e complicate, ma la luce familiare è lì ad attendere, pronta ad accogliere. Daniela Perego nelle due foto realizzate in stampa lambda, estrapolate dalla serie intitolata “Attraverso”, si mostra di schiena in mezzo al traffico cittadino con indosso un abito (una sottoveste?) dalla cui stoffa serica emana una luce dorata che isola la sua figura dal brulichio di forme che le stanno intorno in modo del tutto anonimo.

Giovanna Sparapani  nel pannello fotografico “Lux” evidenzia come un vaso vuoto prenda vita grazie alla magia della luce: un fiotto frontale esalta il candore dell’oggetto facendone risaltare la texture; un faro posizionato sul retro ne mette in evidenza solo i contorni schiarendoli, mentre tutto il resto rimane in ombra; ed infine arriva una luce dall’alto ad evidenziare ed esaltare le tre scanalature che costituiscono il corpo del piccolo vaso. Tre passaggi luministici che ci consegnano tre immagini diverse di uno stesso oggetto, declinato secondo una cifra di estrema essenzialità. Elisa Zadi. All’interno del suo percorso artistico rivolto a sviscerare le problematiche legate al mondo della femminilità, dell’identità e dell’appartenenza, con un’attenzione particolare – perfettamente in linea con l’attualità – al rapporto tra uomo e natura, si colloca il suo pannello “Pic Nic” realizzato in tessuto dipinto con colori ad olio e pigmenti. Nella raffigurazione in mostra è presente un doppio autoritratto; sullo sfondo si intravedono altre presenze umane che si sovrappongono tra di loro in muto colloquio con gli elementi vegetali, in un gioco di dissolvenze e trasparenze in cui la luce tenue e soffusa è una interessante co-protagonista.

Un particolare ringraziamento a Erica Briani e  Enzo D’Angelo per l’allestimento della mostra e ai fotografi Martino Acciaro e Giorgia Calvanelli per la documentazione dello spazio e dell’inaugurazione dell’evento.

Giovanna Sparapani

 

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