“Vivere con un uomo straordinario come Wim mi ha influenzato di certo. Come potrebbe essere diversamente? Tuttavia, il mio modo di guardare il mondo ha a che fare soprattutto con la fiducia in me stessa… Quando ero giovane, ero la peggiore critica di me stessa ed ero facilmente scoraggiabile. Wim mi ha insegnato a essere paziente e soprattutto grata ai miei occhi. Piano piano ho iniziato a capire che nessuno vede il mondo nel mio stesso modo e che ciò che dovevo fare era andare avanti e avere fede nella mia visione” (Donata Wenders nella rivista ‘Amica’, 2015).
Donata Wenders, nata a Berlino nel 1965, ha studiato cinema e teatro a Stoccarda e nella sua città, iniziando la carriera come direttore della fotografia per lungometraggi e documentari, tra cui film di Wim Wenders che di lì a poco diventerà suo marito. Nel ruolo di fotografa di scena lavora instancabilmente sul set ed il suo apporto è sostanziale nell’ inquadrare alcune scene dal punto di vista emotivo e immaginifico e nell’ attenzione verso cose umili, particolari secondari e fragili figure.
Dal 1995 lavora come fotografa freelance, realizzando immagini in bianco e nero rivolte per lo più ad immortalare persone, tra cui personaggi famosi come Siri Hustvedt, Pina Bausch, Peter Handke, Yōji Yamamoto, Milla Jovovich, Andie MacDowell, Buena Vista Social Club, U2; con l’avvento del digitale si interessa anche alla costruzione di interessanti audiovisivi. Ha pubblicato diversi libri fotografici come Islands of Silence, PINA- The film and the Dancers dedicato alla grande Pina Bausch e tra gli altri The Heart is a Sleeping Beauty, che raccoglie le immagini di luoghi e persone incontrati durante i viaggi con il marito.
Istintiva e sensibile nell’avvicinarsi ai soggetti da fotografare, reputa fondamentale instaurare con loro un autentico rapporto di condivisione e fiducia reciproca che le consente di non fermarsi alla superficie, ma penetrare nell’anima dei suoi protagonisti. Dotata di una sensibilità delicata e raffinata, predilige ritratti dai contorni sfocati o mossi che sembrano spuntare da paesaggi nebbiosi oppure coperti di candida neve, evidenziati da luci diffuse prive di ombre taglienti, a cogliere l’istantaneità del momento. Una visione della realtà in piena sintonia con ciò che scrive in modo estremamente sintetico il romanziere Spagnolo Miguel de Unamuno: “ Sì, così è la vita: nient’ altro che nebbia”.
Nell’ultimo film di Wim Wenders, Perfect days – candidato all’Oscar 2024 nella rosa dei migliori film internazionali – le foto delle ombre hanno un ruolo fondamentale nel racconto della vita del protagonista Hirayama, un addetto alle pulizie dei bagni pubblici di Tokyo che con la sua semplice macchina analogica fotografa ogni giorno, durante la pausa dal suo umile lavoro, la chioma di una quercia, cercando di catturare il fenomeno del komorebi ( la luce del sole che filtra tra le foglie ) in totale armonia con il mondo della natura: “ l’albero è simbolo di caduta e rinascita, esprime taglio e continuità, ed è al centro della simbologia zen”. A Donata vengono affidati gli scatti che ci illuminano sul mondo onirico del protagonista attraverso fotografie in bianconero di formato quadrato, su cui appaiono fragili immagini di ombre effimere e sfuggenti: le visioni notturne del protagonista appaiono così enigmatiche, instabili e fluttuanti, come i sogni al nostro risveglio.
Donata Wenders ha ricevuto vari premi e riconoscimenti, tra cui il World Press Photo Award e il German Photo Book Award, ed espone in famose gallerie internazionali. A Firenze il Museo Ferragamo e lo spazio C2Contemporanea hanno ospitato sue importanti opere.
Bibliografia
Donata Wenders “Vanishing point”, Ortisei 2015
https://www.amica.it/dailytips/donata-wenders-
Donata Wenders – Solares delle Arti
“Tutte le immagini presenti nell’articolo sono di proprietà dell’autore e hanno solo scopo didattico e informativo”
in https://www.amica.it/dailytips/donata-wenders).