In piazza Signoria saranno ospitate fino a gennaio tre opere dell’artista svizzero URS FISCHER , da me molto ammirato durante la Cinquantesima Biennale di Venezia del 2011 per la sua scultura il Ratto delle Sabine del Giambologna, realizzata in cera a mo’ di grossa candela che, sciogliendosi giorno dopo giorno, incarnava al meglio il concetto di ‘metamorfosi’ e riusciva ad emozionare il nutrito pubblico.
I lavori esposti in piazza Signoria mi hanno invece ispirato sensazioni direi opposte; le statue in cera sono fredde ed artificiose, mentre la grande scultura di dodici metri in alluminio al centro della piazza è priva di alcun significato e completamente fuori scala per una luogo tutto sommato piccolo, ricco di opere d’arte e armonioso come piazza Signoria.
Potrei parlare a lungo di un vuoto ‘barocchismo contemporaneo’ rivolto a meravigliare e stupire senza nessun costrutto, ma mi limito a sottolineare che nel corso di questi anni, tipi di lavori del genere ne abbi
amo visti già troppi: forse sarebbe l’ora di cambiare ed impegnarsi ad esprimere qualcosa di più interessante e magari profondo!
I commenti in puro fiorentino che girano in abbondanza sul web, sono un pò volgari, ma esprimono al meglio le analogie di queste forme inutilmente gonfiate.
A chiosa di queste note, una precisazione tecnica: opere come quelle in cera concepite per ambienti interni, non possono essere esposte all’aperto: le candele si sono spente quasi subito fermando la metamorfosi delle forme; inoltre il caldo di questi giorni di ottobre ha fatto miseramente caracollare una delle due sculture sulle scale dell’Arengario.
Domanda retorica: a chi ed a che cosa serve un’operazione del genere?